La nostra chiesa
I quattro grandi affreschi all'interno della chiesa e gli altri ornamenti pittorici delle pareti sono della metà del '700. Alcuni studiosi li attribuiscono ai fratelli Melani di Pisa, altri al pittore di architetture Mattia Tarocchi. Pur non essendo di eccelsa fattura contribuiscono bene a creare un ambiente architettonico tipicamente barocco.
I soggetti degli affreschi sono (entrando, da sinistra): la confessione di San Ranieri; l’Ultima Cena; il martirio dei Ss. Giacomo il Minore e San Filippo, apostoli; le tentazioni di Sant’Antonio. Sulle porte della sagrestia due ovali: Sant’Antonio Abate, di scuola tiepolesca e San Ranieri pellegrino con un angelo. L’Ultima Cena e le tentazioni di Sant’Antonio vennero commissionati dalle due Confraternite di laici che si ritrovavano nella chiesa per le loro preghiere e riunioni: la confraternita di Sant' Antonio Abate e quella del Ss.mo Sacramento. Al di sotto degli affreschi, lungo tutta la loro superficie, sono presenti delle eleganti e sobrie spalliere settecentesche in legno di ciliegio.
La struttura, originariamente ad aula unica coperta a capanna con abside, ha la facciata incompiuta con architrave in marmo romano di reimpiego.
Il fianco è decorato in alto da archetti con peducci figurati. Lasciata dai monaci, conobbe un progressivo e grave decadimento. Nel 1596 vennero iniziati importanti restauri in base ai quali la chiesa venne divisa nelle tre parti attuali (atrio, navata, e sagrestia, dietro la parete settecentesca dell’altare maggiore). Nel 1748 l’arcivescovo Guidi aggregò la cura di San Jacopo a quella di San Michele degli Scalzi. Dal 1754 il convento venne utilizzato per gli esercizi spirituali del clero mentre la chiesa fu concessa alle confraternite del SS.mo Sacramento e di Sant’Antonio Abate.
In occasione di questi avvenimenti l’edificio fu di nuovo ristrutturato intorno al 1753, come si rileva da una lapide posta sopra la porta interna della chiesa.
Nel 1855 a causa di un’epidemia di colera il convento fu trasformato in lazzaretto e poi destinato ad usi militari. Dopo l’unità d’Italia venne destinato a rifugio delle monache espulse da San Matteo e dopo ancora per dei monaci provenienti dal vicino convento di Santa Croce in Fossabanda. Alla fine del XIX secolo il convento fu adattato a succursale del seminario arcivescovile per i pernottamenti dei seminaristi. Nel 1906 la chiesa fu concessa agli Oblati di Maria Vergine che la riaprirono al culto. Divenne chiesa parrocchiale dal 1974 e tuttora è affidata alla cura pastorale degli Oblati di Maria Vergine. Durante gli ultimi scavi sotto la zona absidale sono state trovate sepolture e strutture medievali.
I Santi titolari della nostra Parrocchia, gli apostoli Giacomo e Filippo, sono venerati insieme perché, secondo una antichissima tradizione, le loro reliquie vennero collocate sotto l’altare della Basilica dei Dodici Apostoli a Roma nel giorno della dedicazione della chiesa nel maggio dell’anno 565. La loro memoria nello stesso giorno richiama il fatto che la Parola di Dio, da essi proclamata per riunire gli uomini del Regno, e che oggi ci chiama all’Eucarestia, ci edifica sul fondamento degli Apostoli e dei loro rappresentanti tra noi. Sono davvero attuali i messaggi vitali e operativi della Lettera di Giacomo, la sua insistenza sulla povertà evangelica col severo monito ai ricchi e il sottolineare che la fede è sterile senza opere di giustizia.
Signore,
hai stabilito la tua Chiesa sul fondamento degli Apostoli, perché sia, attraverso i secoli, segno visibile della Tua Santità, in nome tuo trasmetta agli uomini le verità che sono via al cielo. Hai scelto i santi Giacomo e Filippo nel disegno del Tuo amore e per la loro generosità nel rispondere alla tua grazia. Noi ci rallegriamo nel ricordarli perché in essi risplende la tua gloria, e il loro trionfo celebra i doni della Tua misericordia. Confortati dalla loro testimonianza affrontiamo la vita di tutti giorni con fede, per condividere al di là della morte il loro destino. Per la loro intercessione speriamo di vedere sempre in te l’adempimento delle antiche profezie e promesse del Padre perché la nostra fede non rimanga sterile e morta, ma si manifesti concretamente nelle opere. Tu sei Dio vivo e regni nei secoli dei secoli.
Amen